Jacopo Brandon Turrini

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Jacopo Brandon Turrini frequenta il liceo classico a Verona con indirizzo improntato alla comuncazione. Attualmente studia presso l’Università Bocconi di Milano e sta frequentando un corso di fotografia presso l’Istituto Forma di Milano.
Per quanto concerne l’attività fotografica, è fotografo freelance per Posermag ed ha immortalato le sfilate di Prada e Armani per la s/s 2010 poi pubblicate sul sito Diane Pernet.

Il suo blog inerente al lifestyle è snapandsnap.blogspot.com

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Quante volte sento dire “la fotografia è uno strumento per comunicare attraverso le immagini”. Mi stavo appunto chiedendo se esista qualcosa che non comunichi attraverso le immagini! La poesia è di per se evocazione di immagini, sia legate alla fisicitá sia connesse alla sfera del sentire, del sentimento. Anche la musica, di per se, comunica attraverso un’immagine, non visiva ma sonora.

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Dire che una vera foto comunica necessariamente qualcosa, lo trovo semplicistico, accademico e qualunquista. Durante le lezioni di cinema, al liceo, il professor Brugnoli, critico Rai e autore di libri intorno all’argomento, amava ripetere “l’immagine di una sedia, non é una sedia.”. Niente di più chiaro ed illuminante per descrivere la molteplicità dei punti di vista attraverso cui una sedia può essere ritratta, in una foto per esempio, e quindi l’intrinseca comunicazione presente in un’immagine.

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Di per se, quindi, volente o nolente, una fotografia ritrae il pensiero del fotografo, e in quanto tale costituisce il suo comunicare.Viviamo di retaggi culturali antichi di secoli, a partire dalla visione greca dell’arte come strumento didascalico, purgativo,gnoseologico.

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Se c’è uno sforzo che credo di compiere scattando fotografie è quello di poter godere della pura estetica, del bello fine a se stesso (quando riesce).
Gli stessi retaggi cristiani che sminuiscono il corpo a favore dello spirito intaccano il vero apprezzamento dell’arte, valorizzandone gli aspetti interiori piuttosto che la dissacrante ed inutile estetica di superficie.
Ovviamente non sto criticando l’arte come comunicazione, ammesso che questa affermazione abbia un senso. Mi sto solamente chiedendo se prima o poi l’uomo sará in grado di apprezzare il bello fine a se stesso, senza etichettarlo come superficiale.

È ciò che sostengo sempre: non pretendere più di quanto qualcosa possa al limite offrire. I Teletubbies fanno ciao, non fanno filosofia, non gli si può chiedere di fare filosofia. Una creazione artistica che nasce come pura bellezza, resta tale, non gli si può chiedere di andare oltre la tela. È bella così.
È questo che al mondo scarseggia, la bellezza distillata che fa sosriempie l’animo.

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