LISBOA – REPORTAGE BY ANDREA PALLA

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LISBONA
Testo e fotografie: Andrea Palla.
Mentre siedo al cafè Brasileira accanto alla statua in bronzo di Fernando Pessoa, penso che in questa città
magica dal sapore antico non sia cambiato nulla negli ultimi duecento anni.
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Lisbona conserva ancora intatto tutto il suo fascino secolare, nelle viuzze strette che si snodano tra quartieri densi di contraddizione, dove il nuovo e il vecchio si incontrano in una fusione che ha dell’affascinante e del miracoloso. Nei ristoranti e nelle piazze riecheggiano ancora le dolci melodie della musica fado, mentre i turisti si rifocillano mangiando pesce fresco che viene cucinato oggi esattamente come un tempo secondo ricette tradizionali gustose e saporite.

Ma questo è solo la parte più esterna di un posto che è in grado di offrire mille sfaccettature, ed è
così strettamente legato ai suoi abitanti da produrre un effetto di magnifico splendore. C’è nello spirito
delle persone che animano o più semplicemente trascorrono questa città un qualcosa di sensazionale, un
modo di approcciarsi all’esistenza del tutto insolito e meraviglioso. L’intima delicatezza che
contraddistingue l’animo meditativo e triste – quella che i locali chiamano saudade – si fonde alla
perfezione con il desiderio di apertura e di incontro, con il risultato di produrre una gentilezza ed uno
spirito di unione che si può riscontrare in poche città del mondo. Tale spirito non si ritrova solo nelle
persone, nel loro modo di socializzare, ma persino nei luoghi, nei monumenti, nelle cose; ed anche nei
suoni e nei profumi che dimorano qui, al pari degli esseri umani che li respirano o li odono. Questo è con
grande probabilità il segreto di una città che ha saputo rinnovarsi pur mantenendosi fedele al suo aspetto
originale, divenendo una piccola metropoli che al contempo mantiene lontana da sé e dalla sua immagine il
caos ed il frastuono che sono stati la rovina di altre sue simili. Qui non è raro, dunque, camminare tra vicoli
silenziosi e quieti, assaggiare con piacere dolci preparati con ricette ottocentesche, o viaggiare su tram
ormai cinquantenni (ma non per questo in pensione) che ti trasportano in su e in giù per i colli cittadini
come in un divertentissimo percorso sulle montagne russe. Piccole magie che inchiodano Lisbona nel cuore.
Che trasformano la sua descrizione in una pagina di poesia, proprio come successo a quegli scrittori antichi
che qui sono nati o vissuti. Pessoa, Saramago, Tabucchi: essi hanno raccontato le vibrazioni che queste
strade producono. Ed ora che anche io posso avvertirle, capisco perché ne parlavano con tale entusiasmo.
Lisbona è essa stessa un racconto: con i suoi uomini, le sue piazze, i suoi colori; con i chiaroscuri e le ombre
proiettate sul fiume Tago. È il centro nevralgico di migliaia di storie, che qui stazionano da anni senza mai smarrire il loro gusto antico. Ed è, soprattutto, una città da cui non ti riesci a staccare, del cui ricordo sorridente e malinconico non è possibile liberarsi.
E questo è decisamente il suo senso più fondamentale, ciò che la rende con certezza unica: Lisbona vive, e
tu vivi con lei.

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