I missili di Trump scompaginano la fragile politica italiana.

Dall’attacco missilistico ordinato da Donald Trump in Siria non si è salvato alcun quartier generale della politica italiana. Eccezion fatta per chi da sempre trova rifugio nel pacifismo non governativo ad oltranza, tutto il resto dei contendenti al governo del Paese, dai sovranisti fino al PD e al M5S, si è ritrovato all’improvviso smarrito. Tutti gli schemi costruiti in questi mesi attorno alla figura del Presidente USA si sono sbriciolati nel giro di una notte di Tomahawk.
[dropcap type=”1″]L’[/dropcap]ondata trumpista di casa nostra ha clamorosamente battuto in ritirata, fin quasi a spingersi verso le forti braccia di Putin, alleato e protettore del dittatore siriano Assad. E chi fino a pochi mesi fa si professava obamian-clintoniano ora si ritrova, se non a lodare, certamente a giustificare la mossa bellica unilaterale del pannocchione a stelle e strisce.

Gli ismi-isti-iani creati attorno ai superpotenti, sempre più uomini soli al comando, si sono sprecati, rivelando oggi tutti gli sbandamenti della nostra politica. Le linee di politica estera lasciano ormai spazio ad onde che ondeggiano, magari a seconda di dove si presume tiri il vento del consenso.

D’altra parte, tra gli stessi motivi che hanno dato propulsione ai missili trumpiani c’è ragionevolmente anche l’onda emotiva internazionale di fronte alle immagini di quei bambini uccisi dall’attacco con gas tossici nella provincia siriana di Idlib, controllata dai ribelli, messo in carico al regime sanguinario di Assad. Difficile non pensare che Trump non abbia voluto cogliere quell’onda emotiva come occasione per conquistare una credibilità da forte paladino del mondo contro le ingiustizie: “God bless America and the entire world”.

Prime Minister Theresa May met with the New Italian Prime Minister Paolo Gentiloni at Downing Street.
The Italian Prime Minister was met by the British Prime Minister outside No 10 Downing Street. After a Bi-Lateral meeting both Prime Ministers held a joint press conference at No10.

Di fronte a questa mossa dall’imprevedibile domino, il premier Paolo Gentiloni decide di privilegiare le ragioni della controffensiva statunitense rispetto alla diplomazia, anzi giudicandole come viatico per una soluzione diplomatica. Parla di “risposta motivata ad un crimine di guerra il cui responsabile è il regime di Bashar al-Assad: chi fa uso di armi chimiche non può contare su attenuanti e mistificazioni”. E aggiunge: “Sono convinto che l’azione di questa notte degli Usa possa accelerare le chance di un negoziato politico”.

Intanto, approfittando anche dell’onda delle coincidenze tra i missili e i fatti di Stoccolma, con l’ennesimo attentato terroristico in Europa, lo stesso leader leghista Matteo Salvini, che aveva eletto Trump eroe del protezionismo, dell’anti-establishment e del ‘Prima casa nostra’, adesso si smarca dicendo che “i missili sono un errore. Nel programma di Trump non c’era il sostegno all’Isis con i missili. Poi le conseguenze dei missili americani le paghiamo noi, italiani ed europei”. Un dietrofront totale, motivato dal fatto che a sbagliare è stato il suo supereroe che protegge se stesso e non noi.

La carrellata dei capovolgimenti annovera anche la sovranista Giorgia Meloni che si esibisce in un ribaltone che cambia addirittura i connotati di Trump: “di fronte al sangue versato sulle strade della Svezia, oggi l’attacco missilistico Usa in Siria ci lascia ancora più perplessi. Non vorremo che Trump avesse deciso di seguire la folle politica di Obama di sostanziale sostegno ai fondamentalisti islamici”.

salvini
Matteo Salvini. Fotografia: Diego Stellino per Positive Magazine

E nel Movimento 5 Stelle? Sono ormai lontani (cinque mesi) i tempi in cui Grillo salutava entusiasta la comparsa dell’uomo forte Trump. A dirla chiara è il deputato Manlio Di Stefano, nientemeno che il papabile ministro degli Esteri in caso di governo pentastellato: “sono bastati pochi mesi per allineare Trump ad un principio storico: in Usa non comandano i Presidenti ma le lobby della guerra e del petrolio”. Una fuga a gambe levate, compiuta tra i fumogeni dal garantismo di Di Battista nei confronti di Assad e dalle accuse di vassallaggio dell’iper-putiniano Di Stefano nei confronti di Alfano e Gentiloni.

Nel PD invece si moltiplicano le sfumature, alimentate anche dall’ondata, seppur vicina alla bonaccia, della campagna delle primarie. Matteo Renzi garantisce sostegno al governo e lo marca così: “nessuno può permettere che dei bambini vengano uccisi nel modo in cui da anni in Siria si continua a fare”. Dall’altra parte il ministro Andrea Orlando rimarca sulla “esigenza di riprendere il negoziato” e sul “ruolo dell’Europa, che può preparare un’iniziativa per garantire la costruzione di corridoi umanitari”.

Andrea Orlando e Claudio Bisognero / Fonte: Ambasciata Italiana a Washington DC / Flickr in CC

Nel frattempo, lunedì il Capo dello Stato Sergio Mattarella vola a Mosca per il già previsto incontro bilaterale Russia-Italia con Vladimir Putin. “L’intento dell’Italia – recita il comunicato ufficiale – è quello di proseguire nella sua opera diplomatica a largo spettro convinta che si debba puntare sul dialogo e sul negoziato, anche partendo da punti di vista differenti, poiché è proprio giungendo a un negoziato che si evitano quelli che alcuni chiamano metaforicamente “effetti collaterali”.

Un effetto collaterale delle missilate di Trump è però già evidente sulla politica italiana: esce da una notte di Tomahawk sempre più pesantemente fragile e scompaginata.

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