New Girls

Mi rattrista dirlo, ma è mia convinzione che la “confusione” generata dal periodo storico che stiamo vivendo, stia inevitabilmente trasformando, nel senso negativo del termine, tante delle figure professionali che gravitano attorno a moda, design e comunicazione. Un’inevitabile trasformazione di attribuzioni e significati che ha condotto all’ impoverimento ed appiattimento di creatività ed ingegno.

Tuttavia (e per fortuna), nascono e si distinguono ancora idee ed ispirazioni degne di essere raccontate e l’intervista che segue vuole parlare proprio di una di queste splendide realtà. Un gruppo di amiche cui sono legato da qualche tempo; un team che seguo con “viscerale” interesse e che osservo con incondizionata ammirazione professionale.

Le New Girls sono un collettivo, tutto al femminile (o quasi!), che ha come obiettivo quello di interpretare e raccontare i nuovi trend attraverso un blog, l’organizzazione di eventi e la consulenza per progetti di comunicazione.

Quindici ragazze, quindici personalità differenti, quindici voci diverse le cui componenti collaborano, singolarmente, con alcune delle principali agenzie di comunicazione e redazioni di moda, sono in console a scegliere la musica dei party e sono le creatrici di marchi emergenti.
Sono esperte di make-up e food design. Sono fotografe, illustratrici, performer di burlesque e tatuatrici.

Insomma, sanno raccontare il mondo che le circonda con il filtro della propria creatività e personalità.
Vi suggeriranno eventi, party, mostre, trend e giovani brand, creando sempre nuove sinergie e occasioni di incontro.

Ragazze decise, risolute e sempre in movimento. Ragazze che sanno cosa vogliono.
Leggere per credere!

Ci raccontate, brevemente, com’è nato il gruppo e perché? Qual è stata la scintilla che ha dato fuoco al progetto?

Siamo tre giovani donne con carattere e gusti differenti e complementari, ma soprattutto tre amiche capaci di trasformare in party “all night long” anche un appuntamento per il più banale degli aperitivi! La stessa voglia di divertirci ci ha guidato nell’organizzazione dei primi mercatini casalinghi, diventati fin dalle prime edizioni degli happening a tutto tondo con musica, amici, ospiti e performance. A un certo punto ci siamo fermate, prese da altri progetti, amori nuovi e rinati, cambi di città e di vita… ma la voglia di far crescere e sviluppare la “nostra” creatura era ancora forte: siamo tornate, con un nuovo nome, tante idee che bollono in pentola, una schiera di amici che hanno voglia di collaborare con noi e la solita voglia di divertirci e far stare bene gli altri, coniugando design, moda, arte e fun.

Che importanza ha avuto la formazione professionale nella vostra carriera?

Fondamentale: abbiamo tutte un background che in qualche modo è connesso con quello che facciamo. Ci sono lavori che si svolgono per passione, il nostro è uno di questi.

Che criterio utilizzate per scegliere qualcuno che faccia parte del vostro gruppo creativo?

Se non sono matti non gli vogliamo! Scherzi a parte (ma nemmeno tanto), per creare una connessione forte con qualcuno è inevitabile che ci sia un feeling di intenti e interessi, di base. Noi siamo così, un po’ stravaganti, sopra le righe, capaci di entusiasmarsi e portare avanti questi interessi, party hard e life lovers.

Da bambine cosa sognavate di fare, una volta cresciuti?

Ida (una delle fondatrici storiche del collettivo): la ballerina dei musical, anzi no, la fotografa, anzi no, la stilista, la regista di videoclip, anzi no, la soubrette….

C’è bisogno di solo di passione per fare quello che state facendo, o basta la professionalità?

Ci sono attività dove l’una non può prescindere dall’altro e come dicevamo qualche riga più su, la nostra è una di queste. Non basta la passione per mettere insieme un evento che intrecci così tanti spunti diversi, non basta la professionalità per farsi venire la voglia di stare a discutere, buttare giù idee e concretizzarle in ogni momento della giornata, dal lunch-break al lavoro alle riunioni delle due del mattino.

Perché un gruppo creativo funzioni, c’è bisogno che qualcuno eserciti la funzione di leader o “capo”?

Beh, per noi c’è voluto! Prima che il nostro “Charlie” (n.d.r. il boss delle Charlies Angels) si mettesse a tirare le fila (e le somme) dei nostri “lampi di genio”, eravamo, come dire, un po’ in alto mare.

Essere attorniato da uno stile differente ti fa sentire differente. Può questa sensazione trasformare una persona, un gruppo?

Differenti da chi?

Generalizzando, in quale stile o tendenza vi “classifichereste”?

#yesImbizarre venite ai nostri eventi e capirete.

5

Che tendenze vedete avvicinarsi per i prossimi mesi?

Il ritorno alla musica e alla vita rock, i diari della motocicletta, uno spirito on the road ma più chic.

Fate una predizione, quanto durerà la moda del piercing e dei tatuaggi?

Quella del piercing appartiene a una fascia d’età “teenageriale”, in un certo senso segna una fase di passaggio: resta, ma in una determinata fascia d’età. Il tatuaggio non è una moda ma una forma d’arte ed è giusto considerarlo così. Una forma d’arte che non può perdere di peso o di interesse, se ti appassiona. Chi la considera una moda sbaglia già in partenza.

Che città del mondo vi attrae, in questo momento, per il suo ambiente creativo?

A me personalmente (Ida) i paesi dell’est: basta farsi un giro nei rin pubs di Budapest per capire di cosa sto parlando. Budapest, Istanbul e Tel Aviv, ma alla fine a Settembre ci trovate ad Ibiza.

Quali riviste, pagine web o fonti in generale frequentate per tenervi aggiornati?
Che altri tipi d’input culturali vi servono d’ispirazione?

Riviste mainstream e indipendenti, settoriali o che, col nostro mestiere, non c’entrano niente; siti, social, social network, gruppi di discussione, chiacchere da bar, weekend fuori porta e lunghi viaggi coast to coast; tutto può servire da imput. Non abbiamo fonti specifiche a cui fare riferimento, ma tutto quello che stimola la nostra curiosità può servire da punto di partenza e poi “ci si lavora su”. Se così non fosse, finirebbe il nostro ruolo di cool hunters e influencers!

Come vi comportate con un cliente che chiede qualcosa in cui non credete e che non porterà nessun beneficio?

Grazie. Non fa per noi.

Che mete vi siete fissati nell’ambito professionale?

Fin dove riusciamo ad arrivare e anche oltre…. Perché porsi dei limiti?

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