I GIOVANI E LA POLITICA

In questi ultimi anni la disaffezione verso la politica è stata sempre più acuta in particolare in Italia. Abbiamo deciso quindi di aprire una nuova sezione dedicata ai giovani e alla politica, ovvero coloro i quali hanno deciso di mettersi in gioco e di passare all’azione, prendendo parte alla politica attiva, candidandosi come consiglieri comunali, regionali o in parlamento.

Iniziamo questa sezione con Cristian Cavina 31 anni, consigliere comunale eletto tra le fila del Movimento Cinque Stelle a Medicina, in provincia di Bologna.

Ci racconti un po’ chi è Cristian?
Ho 31 anni, sono originario della provincia di Bologna e dal 2007 abito a Medicina, paese che ho scelto anche per convivere con il mio compagno. Sono diplomato in elettronica e telecomunicazioni, ho lavorato per oltre dieci anni come impiegato amministrativo e attualmente lavoro part-time, con la prospettiva di avviare una libera professione. Sono appassionato di tecnologie informatiche e nell’ultimo anno ho conseguito una formazione come counselor olistico. Fin da giovane ho viaggiato per studio e per diletto in lungo e in largo per l’Europa, oltre qualche esperienza extra-continentale, poichè ritengo che viaggiare sia la cosa migliore per aprire la mente.

A chi non la conoscesse, come descriveresti Medicina?
Siamo circa 17mila abitanti e con i suoi campi è uno dei comuni più estesi della provincia bolognese. Abbiamo una importante stazione radioastronomica e non mancano le attività e gli eventi organizzati dalle associazioni locali, come per esempio la rievocazione storica del passaggio di Federico Barbarossa, che ogni anno a Settembre riporta la città nel 12° secolo, compresi abbigliamenti, scenografie e antichi mestieri. Se vogliamo parlare di curiosità, Medicina ha dato i natali, tra gli altri, all’architetto Angelo Venturoli e al masterchef Bruno Barbieri, ma il vero protagonista indiscusso è il Coro delle mondine, gruppo di donne ormai non più giovani, che tramite il canto mantengono viva la tradizione del territorio medicinese.

Cosa vuol dire vivere in una città di provincia?
Per me vivere in una città di provincia vuol dire abitare in un luogo tranquillo, dove il verde abbonda e dove fortunatamente non esistono problemi di parcheggio, anche perchè vista la carenza di collegamenti pubblici, avere l’auto diventa fondamentale e comunque in meno di 30 minuti si raggiungono i centri urbani più grandi. Purtroppo con la nascita dei centri commerciali è andata persa anche l’abitudine di passeggiare sotto i portici del centro storico, che la sera e nei weekend si presenta praticamente deserto.

Come nasce l’idea di invischiarsi nella politica?
Fin da quando ne ho avuto diritto ho sempre partecipato al voto, anche se sono sempre stato un “outsider”, nel senso che non mi sono mai allineato alle principali correnti politiche, ma sempre con partiti che rimanevano sistematicamente sotto la soglia di sbarramento. Ero presente al primo V-DAY del 2007 a Bologna e fin dalla nascita del M5S mi sono ritrovato nei suoi principi di democrazia diretta, onestà e trasparenza nella politica, tutela degli interessi e dei diritti dei cittadini, tutela dell’ambiente e del territorio. Questo bagliore nel buio politico italiano ha acceso in me l’interesse per il bene comune e mi ha spinto a mettermi in gioco.

Perché oggi pensi sia importante mettersi in gioco in prima persona?
Ricordo quella sera di inizio 2013 quando lessi su facebook che a Medicina ci sarebbe stata la prima riunione dei simpatizzanti del M5S e in quell’istante ho realizzato che se volevo davvero che le cose cambiassero, dovevo assolutamente alzare le chiappe dal divano e fare la mia parte. Ritengo che con la sola lamentela non si risolva nulla e che se non ti preoccupi della politica, la politica comunque si occuperà di te.


Come mai hai deciso di candidarti?
La decisione di candidarmi è stata semplice conseguenza dell’attivismo politico. Nel 2014 si sono tenute le elezioni amministrative a Medicina, quindi dopo oltre un anno di incontri ed eventi organizzati sul territorio, era arrivato per noi attivisti il momento di trasformare il nostro impegno in qualcosa di più concreto, mettendoci la faccia e provando a portare il M5S in Consiglio Comunale. Missione compiuta con uno dei risultati migliori del circondario, quasi il 25% dei consensi e quattro portavoce eletti.

Cosa vuol dire per te essere consigliere comunale?
E’ sicuramente una grande opportunità, non per ottenere benefici personali, ma per realizzare provvedimenti concreti per il proprio territorio. Inoltre, ricoprire questa carica nel M5S rappresenta una grande responsabilità, ovvero il rispetto dell’impegno preso verso i cittadini di portare all’attenzione del Consiglio Comunale o degli organi competenti, il lavoro e le istanze scritte da loro in assemblea. Per questo motivo gli eletti del M5S preferiscono definirsi “portavoce”.

C’è chi pensa che essere consigliere comunale porti dei privilegi, ma così in realtà non è: ci potresti descrivere la tua giornata tipo da attivista politico?
Al mattino lavoro e rientro intorno alle 14. Dopo pranzo mi dedico agli impegni domestici e familiari. L’attività politica si intrufola in ogni momento libero della giornata, occupandomi dalle due alle quattro ore quotidiane: controllo della posta elettronica, scrittura delle proposte e delle interrogazioni, studio delle delibere comunali, aggiornamento del sito web e preparazione dei volantini. Ci riuniamo settimanalmente con gli attivisti e qualche altre sera durante la settimana, o il sabato, devo presenziare alle Commissioni di cui sono membro. Se fatto con dedizione è un impegno notevole e sottolineo che tutto il lavoro che svolgiamo è paragonabile a volontariato, poiché non riceviamo finanziamenti pubblici né da partiti, ma solo un gettone di 15 euro per ogni Consiglio Comunale, circa una volta al mese.

Cosa vuol dire fare politica oggi?
Mai come oggi è palese la differenza fra chi fa politica e chi fa il politico. Sia a livello nazionale che nei piccoli comuni è chiara la differenza tra chi propone proposte concrete e tutela gli interessi dei cittadini e chi è un automa dei partiti tradizionali, che spesso si ritrova ad approvare concetti che fino al giorno prima denigrava e viceversa, semplicemente per eseguire gli ordini dell’uomo di turno al comando. Penso sia ormai superato il concetto di destra e sinistra, ritengo che attualmente le parti in gioco siano gli interessi e i diritti dei cittadini contro gli interessi della finanza, delle multinazionali e delle lobby.

Che differenza vedi tra il movimento 5 stelle in una piccola città come la tua e il movimento in parlamento?
Abbiamo constatato che il trattamento che viene riservato agli eletti del M5S a livello nazionale e a livello locale è del tutto simile, ovvero si sentono dire dagli esponenti di maggioranza che esistono ordini di bocciatura indiscriminata delle loro proposte e questo è ormai sotto gli occhi di tutti. La gestione interna dei lavori è certamente più difficoltosa per gli eletti in Parlamento poiché si affontano i temi più disparati e i portavoce hanno origini tra loro diverse, mentre a livello comunale siamo sicuramente agevolati dal limitato “raggio di azione” e dal background culturale comune.

Negli anni il M5S è cambiato molto, tra proposte-proteste web, candidati che hanno sbattuto la porta, altri che invece si sono visti sbattere la porta in faccia. Quanto è difficile gestire un movimento nato quasi per scherzo e che ora invece ha una forte rappresentanza in parlamento?
Siamo davanti a una grande sfida che, se nel tempo riesce a mantenere saldi i suoi princìpi, può trasformarsi in una vera e propria rivoluzione democratica. Anche per la rapida espansione del M5S, siamo sicuramente ancora lontani da una gestione perfetta, però penso che se si individuano falle nel gruppo di appartenenza, si debba conitnuare a rispettarne le regole e piuttosto lottare dall’interno per cambiarle, poiché senza cambiamento non c’è evoluzione e andarsene è la cosa più inutile per risolvere i problemi. Così come è necessario mantenere una certa rigidità con chi non rispetta le regole o gli impegni presi, altrimenti cosa ci distinguerebbe dagli altri?


Se diventassi sindaco del tuo paese, cosa cambieresti subito?
Se fossi nominato dagli attivisti come candidato Sindaco e poi venissi eletto, le priorità del momento saranno definite in assemblea con i cittadini durante la scrittura del programma. Se invece mi svegliassi domattina con la fascia tricolore, rivolgerei l’attenzione a soluzioni a sostegno del reddito, dell’ambiente e della socialità. Non è necessario fare grandi invenzioni, ma è molto utile prendere esempio dalle iniziative dei comuni più virtuosi. Per esempio mi vengono in mente il comune di Ragusa sull’introduzione di un assegno civico e quello di Capannori per la vincente strategia a rifiuti zero. Per quanto riguarda la socialità immagino spazi comunali di libera aggregazione e aperti a tutti i cittadini, in cui questi possano conoscersi, scambiare esperienze ed esprimere le loro capacità.

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Fotografie di Carmen Palmisano

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