I Casamonica a ‘Porta a Porta’. Quando Biagi intervistò Raffaele Cutolo…

Un’intervista ad un mafioso è lesa maestà nei confronti del pubblico onesto? Il servizio pubblico che offre spazio al mafioso va considerato tout court come sponda di colpevole complicità con le mafie? Nel 2015, almeno a sentire molti esponenti politici (in prima fila quelli del PD e del M5S), pare che le due domande trovino la stessa risposta: sì.

Il caso è esploso con la partecipazione a ‘Porta a Porta’ della figlia e del nipote del defunto Vittorio Casamonica. Quello per il quale lo scorso 20 agosto si è tenuto l’oramai celeberrimo e sfarzoso funerale-scandalo nel cuore di Roma, con tanto di carrozze, cavalli, gigantografia di beatificazione, lancio di rose da un elicottero e sottofondo musicale con le note de ‘Il Padrino’. Quel Vittorio Casamonica indicato dagli inquirenti come boss indiscusso di uno dei clan mafiosi più potenti di Roma.

RIGHINI - ENZO BIAGI NELLA TRASMISSIONE TELEVISIVA  "LINEA DIRETTA" p.s. la foto è utilizzabile nel rispetto del contesto in cui è stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - Fotografo: FOTOGRAMMA
RIGHINI – ENZO BIAGI NELLA TRASMISSIONE TELEVISIVA “LINEA DIRETTA”

Impossibile riportare per intero il fuoco di fila delle dichiarazioni scandalizzate.
Qualche esempio: “Ospitare i Casamonica nel salotto di Bruno Vespa è un messaggio diseducativo e va contro la mission del servizio pubblico” (nota congiunta dei parlamentari M5S); “La Rai deve fare servizio pubblico e raccontare agli italiani le commistioni tra i clan mafiosi e la politica che sono già state accertate dalla magistratura, non fare apologie dei boss davanti agli italiani”. (Beppe Grillo); “@RaiPortaaPorta e Rai1 riflettano: offrire un palcoscenico ai Casamonica è stato un errore grave che nulla c’entra con il servizio pubblico” (Matteo Orfini – Presidente Pd); “Il rischio è di trasformare tutto in una fiction, producendo assuefazione, e di considerare normale ciò che non lo è, trasmettendo il messaggio che le mafie sono un elemento del paesaggio e non un tumore da combattere. I Casamonica sono mafiosi, non star televisive”. (Franco Mirabelli, capogruppo Pd nella Commissione Antimafia).

La truppa indignata non nutre insomma il minimo sospetto che si sia trattato di un momento di informazione. Addirittura Roberto Fico (M5S), Presidente della commissione di Vigilanza Rai, firma una sorta di lettera di licenziamento:”Se si lavora in Rai, se ne deve rispettare la missione di servizio pubblico e il Codice etico, altrimenti si può sempre scegliere di lavorare altrove. Nessuno è intoccabile”.

Questo accade nel 2015.

Nel 1986 invece, è accaduto che tale Enzo Biagi (uno che di licenziamenti politici ne sa qualcosa) abbia intervistato tale Raffaele Cutolo. Il primo quotato dai più come il miglior giornalista della storia del giornalismo italiano. Il secondo, senza discussione, è stato il leader della Nuova Camorra Organizzata. Questa intervista televisiva (clicca qui), andata in onda sulla Tv di Stato all’interno del settimanale giornalistico ‘Spot’, dovrebbe far accapponare la pelle a chi oggi chiede la testa di Vespa.

Conservative leader Silvio Berlusconi, left, puts out his hand for RAI national television network talk show "Porta a Porta (door to door) host Bruno Vespa to smell it, during the recording of the show, in Rome, Thursday, April 10, 2008. Berlusconi asked Vespa to smell his hand saying it has "the scent of sainthood" because of what he believes he's had to go through during the election campaign. Italians go to vote Sunday and Monday for a national parliament and a new premier. (AP Photo/Plinio Lepri)

Già all’inizio sarebbe facilmente prevedibile una serie massiccia di convulsioni. Biagi infatti, con fare molto cortese, si avvicina alle sbarre dell’aula di tribunale di Napoli, dietro le quali si trovano il boss e suo figlio: “Signor Cutolo… – dice Biagi dando qualche indicazione preliminare sulla disposizione migliore, alla stregua di uno studio da conversazione televisiva, benchè gli interlocutori se ne stiano in piedi – Signor Cutolo…. se lei si mette qua…noi possiamo cominciare subito…. Se il suo figliolo vuole venire, parliamo con tutta tranquillità… Questo è suo figlio?… Buongiorno…”.

Biagi stringe la mano al figlio del boss: roba da APRITI CIELO!

Il botta e risposta poi, fa emergere una serie di dichiarazioni del boss che, stando agli scandalizzati di oggi, spedirebbero seduta stante Enzo Biagi al patibolo.

Ad esempio:
Biagi: C’è chi dice che lei è un benefattore…
Cutolo: Ho fatto tanto… ho sempre regalato i soldi a chi ne aveva bisogno…

E ancora:
Biagi: Ma lei non si identifica con Gesù Cristo, Budda, Maometto? Che cos’ha di comune con questi personaggi?
Cutolo: Abbiamo gli stessi ideali… Gesù era un grandissimo uomo a quell’epoca…
Biagi: E adesso come sarebbe?
Cutolo: Sarebbe come tanti altri. Gesù non ha saputo soffrire tra l’altro…

E ancora:
Biagi: Chi è secondo lei il camorrista?
Cutolo: Una scelta di vita… un’ideale… 

E ancora:
Biagi: Certamente lei ha una sua idea della vita….
Cutolo: Aiutare la povera gente perché così non c’è più delinquenza…

E infine:
Biagi: C’è qualche tipo di rapporto tra mafia e camorra?
Cutolo: Se lei parla della camorra che attribuiscono ai Cutolo…. Il mio è un ideale di vita… La camorra, la mafia, la ‘ndrangheta è tutta un’altra cosa… La mafia sta a Roma, la vera camorra sta a Roma. Mica sta qui.
Biagi: Grazie… 

Biagi stringe la mano di Raffaele Cutolo. Sipario. Nuove convulsioni scandalizzate.

Tornando al 2015, una riflessione.
L’editto bulgaro di Berlusconi contro Biagi è un modello che è sempre dietro l’angolo, pronto a rigurgitare dalle menti di politici di ogni risma e latitudine partitica. La politica che si arroga il diritto di stabilire cosa sia o non sia il servizio pubblico è dunque sempre viva e vegeta. Ancora più sorprendente se questa arroganza viene proprio da chi predica l’autonomia della Rai dalla politica.

Tornando al 2015, una certezza.
Biagi ieri (sue anche altre celebri interviste a boss del calibro di Luciano Liggio e Tommaso Buscetta) come Vespa oggi (entrambi spettacolarizzando o meno, entrambi con sarcasmo o meno) hanno fatto informazione. Hanno dato voce, non sponda, alla mafia. Hanno mostrato la realtà, l’hanno giustamente spalmata in faccia all’opinione pubblica. Una realtà popolata di figure che ogni singolo può giudicare immonde, prepotenti, deliranti e quant’altro. Ma reali, ancora più giudicabili per quello che sono nel momento in cui li si vede e li si ascolta.

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I censori ritengono una vergogna i Casamonica in tv semplicemente perché il danno (d’immagine) lo subiscono loro. La vera vergogna sta infatti nel non essere riusciti, da uomini politici e delle istituzioni, ad impedire a questo clan mafioso di impossessarsi di una città. Non nell’aver consentito l’accesso ad uno studio televisivo.

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