Intervista ad Anna Di Prospero

 

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Anna Di Prospero
è una giovane fotografa romana di 27 anni.
I suoi scatti hanno incantato l’Italia e l’America, dove ha approfondito i suoi studi presso la School of Visual Arts di New York.
Nel 2011 vince due prestigiosi premi il People Photographer of the Year all’International Photography Awards e Discovery of the Year al Lucie Awards.
Quest’anno invece si classifaca al secondo posto nella cateroria Ritratto al Sony World Photography Award 2014; oggi abbiamo il piacere di intervistarla per Postive Italia.

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Guardare le tue foto è come leggere le pagine di un diario. Tu hai iniziato a scattare a 15 anni perché era il tuo modo di raccontare, all’inizio è stato un gesto inconsapevole ma con gli anni e riguardando le tue foto hai realizzato che quella era la testimonianza dei tuoi anni del liceo. Ora che sei considerata una delle figure più interessanti della fotografia internazionale qual’è il tuo approccio al processo creativo?
Oggi il mio approccio al processo creativo è molto più consapevole e analitico. Non fotografo quando ho piacere di scattare una fotografia, ma solo dopo aver compreso e analizzato cosa voglio comunicare attraverso una determinata immagine. Questo processo mi ha aiutato a capire perché sto dedicando da anni tutte le mie energie alla fotografia e a dare valore a ogni singola foto. Se prima fotografavo solo per passione e divertimento, oggi sento una forte responsabilità e rispetto ogni volta che creo una nuova immagine.

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La tua casa, gli autoritratti e la sfera famigliare sono stati i tuoi principali soggetti del lavoro che hai realizzato tra il 2007 e il 2009. Ma oggi il soggetto si colloca in spettacolari architetture e paesaggi urbani. Come scegli questi luoghi e  qual’è la chiave di lettura di questi scatti?
In realtà la serie sulle architetture contemporanee (Urban Self-portrait) è un lavoro nato prima della serie con i miei familiari (Self-portrait with my Family) e subito dopo aver terminato la serie di autoritratti nella mia casa (Self-portrait at Home). Dopo aver trascorso tre anni a fotografarmi solo ed esclusivamente nella mia casa, ho deciso di allargare i miei orizzonti e ho iniziato così a viaggiare per varie città, in Europa e Stati Uniti, alla ricerca di nuovi luoghi con cui confrontarmi. Ho scelto le architetture contemporanee perché sono appunto simboli del nostro presente e il mio intento era quello d’identificarmi non nel passato, non nel futuro, ma come parte di questo preciso periodo storico. L’intento è stato quello di creare dei legami con questi luoghi a me sconosciuti, esplorando il concetto di corpo, spazio e interazione.

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Hai studiato un semestre a New York, hai viaggiato molto e nel 2011 hai vinto il Discovery of Year al Lucie Award. Quanto queste esperienze hanno influenzato la tua interpretazione del mondo all’interno delle foto che realizzi?
Mi hanno aiutato ad avere una percezione diversa delle mie radici. La distanza aiuta a vedere le proprie relazioni in prospettiva ed è proprio quello che ho sperimentato durante il mio periodo di studi a New York. Per la prima volta ho sentito il desiderio di fotografarmi non più in relazione a dei luoghi (la mia casa, le città) ma a delle persone e di indagare su i miei legami più intimi. Così, tornata da New York è nata la serie Self-portrait with my Family. Grazie a questo lavoro ho conosciuto sotto una nuova prospettiva le persone a me più care. Sono sempre partita dal mio intimo per poi aprirmi all’esterno, all’ignoto. Queste due realtà sono costanti nel mio lavoro. È un continuo dialogo tra interno ed esterno, tra confronto e scoperta.

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Hai sempre ribadito che l’Italia è il paese in cui vorresti rimanere e in cui lavorare, ma la percezione delle fotografia e dell’arte in generale negli altri paesi europei è diversa, rispetto alle tue foto qual’è l’idea che ti sei fatta?
Io vorrei continuare a vivere e lavorare in Italia per il semplice motivo che qui ho la mia famiglia e i miei amici, le mie fonti d’ispirazione più grandi. Inoltre, la mia casa e il territorio dove vivo restano i luoghi dove produco la maggior parte del mio lavoro. Al contrario, tutto quello che riguarda esposizioni, collaborazioni e vendite, avvengono per lo più all’estero. Attualmente sono rappresentata da una galleria francese, Galarie Madé, che si occupa dell’organizzazione e gestione di quasi tutto il mio lavoro. Se dovessi lavorare esclusivamente in Italia, non penso che riuscirei a vivere di questa professione.

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La tua prima opportunità di esporre l’hai avuta a 19 anni grazie ad un sito di condivisione fotografica, oggi invece esponi nelle gallerie d’arte di tutto il mondo. Quali sono attualmente le tue mostre e quali sono i programmi per i prossimi mesi?
Dal 18 al 21 Settembre espongo con la Galerie Madé ad Amsterdam, durante la fiera di arte contemporanea Unseen. Ho da poco pubblicato una nuova serie intitolata Ardor (http://www.annadiprospero.com/ardor.htm) e per i prossimi mesi ho in programma di continuare un lavoro chiamato Self-portrait with Strangers e di iscrivermi a un corso di francese!

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Foto: Anna Di Prospero // ogni riproduzione è vietata senza il consenso dell’artista
sito: www.annadiprospero.com
facebook: facebook.com/annadiprosperofanpage
tumblr: annadiprospero.tumblr.com

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Text by Francesco Alò, in collaboration with badtaste

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