#maiconrenzi vs #maiconmeloni a Venezia

Reportage fotografico a Cura di Luca Loro di Motta
Articolo di Giacomo Cosua

#maiconrenzi vs #maiconmeloni : Venezia a suon di hashtag per un giorno si è trasformata in un campo di “battaglia” della politica, dove da una parte i centri sociali e decine di altre associazioni, dall’altra il partito di destra “Fratelli d’Italia” capitanato dalla romanissima Giorgia Meloni si sono sfidati a suon di slogan.

A dividere le due fazioni ci hanno pensato migliaia di agenti messi in campo tra carabinieri e polizia per evitare scontri che a Venezia in molti ricordano, a partire dal No-Lega day alla più recente guerriglia urbana avvenuta a dicembre 2013 contro Forza Nuova proprio a pochi passi dalla Stazione Ferroviaria.

Questa volta nessuna manganellata o cariche della Polizia, ma soltanto tanti, tantissimi manifestanti che hanno riempito Venezia in una giornata di passione.

Quanti non ha importanza, la destra nazionale-popolare ha raggruppato migliaia di suoi iscritti (avvistati anche militanti sardi, che non mancano mai un po’ come al concerto del primo maggio) sfoderando i big del partito a partire da Ignazio La Russa e poi ovviamente lei, la vip della giornata, Giorgia Meloni.

Tantissimi i cacciatori di Sergio Berlato che hanno deciso di mettere a disposizione le proprie doppiette ancora fumanti (non vedevano l’ora di stecchire il prossimo ladro di qualche distributore di benzina) al partito di Fratelli d’Italia, dopo che Berlusconi ha svoltato con la pet-terapy imposta dalla sua fidanzata Pascale trasformando Palazzo Grazioli nella cuccia di Dudù e Dudina.

La manifestazione della Meloni e compagni, ops e camerati (termine che forse si adatta meglio alla composizione dei manifestanti sotto le finestre della Rai a Campo San Geremia a Venezia) si è appunto conclusa con il classico “Chi non salta Comunista è”.

Tra slogan stile biscottini della fortuna e bandiere alla fine è andato tutto bene, nessun ricoverato all’ospedale, visto che i manifestanti della destra sono riusciti a difendersi per bene (almeno così era scritto sul grande striscione in campo san Geremia “difendiamoci”, da cosa però non si è ancora capito).

Immancabile la presenza dei big della politica locale con sorrisi a 365 denti, a partire dall’ex consigliere provinciale decaduto (dopo che la provincia è stata sciolta) Pietro Bortoluzzi all’ex assessore Raffaele Speranzon. A Venezia così tanti compagni di merende non si erano visti dai tempi del ventennio.

Dall’altra parte, nel cuore della movida e della spritz area veneziana, ovvero in  Campo Santa Margherita più di qualcuno si è lamentato della partecipazione: la contro-manifestazione dei centri sociali, associazioni e altri che i giornali chiamano “antagonisti” (termine che non si capisce bene a quale gruppo sociale si riferisca, ma fa tanto cool) non è riuscita più di tanto in termini di numeri: evidentemente non sono riusciti a mobilitare una nave da Cagliari e dintorni e si sono dovuti accontentare di qualche manifestante che è arrivato dal Lido in vaporetto.

Nonostante lo schieramento imponente diretto dal questore Angelo Sanna qualcuno è riuscito a togliersi la soddisfazione di “salutare” l’ex ministro La Russa che si è dovuto rintanare nella pasticceria Ballarin in Strada Nuova a Cannaregio, poiché in una giornata di sole si è visto piovere addosso un po’ di insulti. In realtà non si può definirli improperi, anzi dal suo punto di vista erano dei complimenti visto che si è sentito recapitare del fascista: di questi giorni cose che capitano, gesti d’affetto d’altri tempi.

A Santa Margherita per onestà di cronaca il clima di certo era ben diverso rispetto a quello della Meloni&Co, non tanto perché il sole splendeva sul campo ma perché invece di parlare dei soliti capri espiatori di un paese (tipo Cesare Battisti agitato come testa da mozzare da parte della destra, come se fosse il problema principe di questo paese), si è raccontato di cose davvero importanti, ad esempio le fantastiche azioni di gente che si impegna senza scheletri nell’armadio come Emergency (a quando il premio nobel per la pace a Gino Strada invece che a personaggi tipo Obama?).

Alla fine le manifestazioni sono finite, le bandiere ammainate e i turisti della democrazia (Feat. Silvio) ancora un po’ storditi hanno ripreso il treno, l’aereo e la nave e sono tornati a casa, non accorgendosi che Venezia forse ha bisogno di altro, perché a causa degli slogan di fatto sta affondando miseramente.

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