mollino's pharmacy

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Io quest’anno mi sa che c’ ho il pallino degli architetti.

Si ma mica a caso neh, non è che uno si sveglia una mattina e decide che da oggi a tot tempo si interesserà a una data cosa.

No non è così che funziona, funziona che piano piano ci vieni portato.

Ho sentito parlare per la prima volta di Carlo Mollino quest’inverno, quando Norma Mangione ha presentato la mostra “Voyage Around My Room” , curata da Becky Beasley, nata dalla curiosità attorno a Casa Mollino.

Casa Mollino è un posto bizzarro, venne acquistata nel 1960 dall’omonimo architetto che si curò di arredarla e decorarla ma mai di divenirne l’inquilino fisso, preferendo utilizzarla come una sorta di mausoleo, un museo privato, un teatro a beneficio delle sue immagini. Si perchè oltre che ad essere architetto e designer, Mollino era anche fotografo.

Ad ogni modo prendo una cotta considerevole ma la lascio un po’ là i attesa di tempi migliori.

Una manciata di giorni fa, passeggiando per Piazza Vittorio nella speranza di smaltire un infinitesimo del mio pranzo di Pasquetta prima di riprendere il treno per Milano entro speranzosa alla galleria In Arco.

“Torino pubblica e privata: fotografie di Mario Gabinio e Carlo Mollino”.

Ennò, qui vuol dire qualcosa, io entro.

Entro e wow. Le avevo osservate curiosa sui cataloghi e mi trovo davanti alle sue polaroid, alle sue modelle più o meno vestite che posano nel suo teatro, fra i suoi mobili e le sue idee. Mi sento un po’ come se stessi sbirciando nella sua camera dal buco della serratura, quindi chiedo un catalogo per portarmi un po’ a casa Carlo prima di tornare a Milano. La gallerista mi risponde che ancora è in stampa e che stavolta Carlo non me lo posso portare a casa.

Comunque. Ieri mattina in un brevissimo intermezzo di luce passeggiavo con Alessio per Isola fotografando la Green Island, decidiamo di regalarci una pausa godendoci la terrazza di Corso Como 10 e così vi ci dirigiamo facendoci strada fra il popolo curioso di Fuorisalone su per la scalinata bianca.

Haimè le mostre sono chiuse, la terrazza anche, c’è clima di allestimento, tutti corrono con in braccio orchidee bianche, cartelli forbici e nastro adesivo e a noi non resta che inoltrarci fra le riviste.

Poi vedo lui.

Presente quando ti si blocca la mascella in maniera imbarazzante e te lo dici anche dai piantala che stai facendo ridere, ma non ti riesce di farcela perchè quello che hai davanti è troppo bello? Ecco.

Davanti a me c’è un armadietto. Ha mille cassetti e molti sono aperti, gira tranquillo e mi mostra ogni tanto il suo contenuto: un guscio di tartaruga, una farfalla blu, una camera polaroid, una vecchia fotografia, un elefantino, in modellino di un aereo, sovrastati da un cilindro che recita MUSEO CASA MOLLINO.

Gli corro incontro, ci giro attorno, vorrei metterci le mani ma ho paura di che reazioni potrei suscitare.

Nottingham Contemporary ha dedicato quest’oggetto meraviglioso alle ossessioni dell’architetto torinese all’interno di un progetto chiamato The Small Collection Room, dimostrando perfettamente come gli oggetti, le camere e i gli arredi delle persone rispecchino perfettamente il loro sentire.

Non poteva esserci un momento dell’anno migliore per decidere di mostrarlo.

Bello.

Stanotte ho sognato di portarlo a casa e metterlo al centro della mia stanza per spiare in tutti i cassetti. Mi piace il pensiero della conoscenza come il mettere le mani nei cassetti di qualcuno.

Ad ogni modo Mollino’s Pharmacy è ancora in Corso Como dove stava ieri mattina, io Carlo nemmeno questa volta me lo sono portata a casa ma voi se volete potete andare a fare la sua conoscenza.

Giulia Micheila

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