Ponte sullo Stretto. Renzi e la ‘grande opera’ di conquistare il centrodestra.

Era il novembre 2010 e quella che Matteo Renzi presentò al termine della prima, storica Leopolda, come la Carta di Firenze, aveva tutta l’aria di un grande manifesto generazionale. E di un programma di governo che, nel segno del cambiamento, doveva rottamare tutto. Compreso il ponte sullo Stretto.

[quote_box name=””]“Noi che abbiamo imparato a conoscere la politica con tangentopoli e il debito pubblico e che oggi troviamo la classe dirigente del Paese occupata a discutere di bunga bunga e società offshore…. Noi vogliamo gridare all’Italia di questi giorni meschini, alla politica di questi cuori tristi, al degrado di una solitudine autoreferenziale, che si può credere in un’Italia più bella… Ci accomuna il bisogno di cambiare questo Paese, un Paese con metà Parlamento, a metà prezzo, un Paese dalla parte dei promettenti e non dei conoscenti. Che permetta le unioni civili, come nei Paesi civili, che preferisca la banda larga al ponte sullo Stretto…”.[/quote_box]

Oggi invece Renzi, che nel frattempo è diventato Premier ed è alla vigilia della prova della verità del 4 dicembre, quando gli italiani dovranno dire sì o no alla madre di tutte le riforme, compie una inversione a U su un’opera che da oltre dieci anni, a seconda dei sì (Berlusconi) o dei no (Prodi), rappresenta un bel pezzo di manifesto sul modo di governare il Paese. Oggi quel ‘Noi’, pronome che si trovava in testa alla Carta di Firenze, viene usato per rivolgersi all’assemblea celebrativa dei 110 anni del gruppo Salini-Impregilo per dire “Noi siamo pronti. Se voi siete nella condizione di portare le carte e sistemare ciò che è fermo da 10 anni, noi sblocchiamo. Un’operazione che porti non soltanto posti di lavoro, 100 mila posti di lavoro, ma che sia utile. Perché devi fare una struttura che sia in condizione di togliere la Calabria dall’isolamento e che consenta di tornare ad avere una Sicilia più vicina e raggiungibile”.

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Beppe Grillo mentre attraversa a nuoto lo stretto di Messina nel 2012. Foto da Flickr/ pasere

E politicamente? A cosa avvicina e da cosa allontana questo rilancio del ponte sullo Stretto?

Buon compleanno, Silvio. Ben lontano dagli afflati rottamatori, sembra innanzitutto un grande omaggio per gli 80 anni di Berlusconi. Se non al bunga-bunga, è il ritorno ad una stagione in cui l’idea di rilancio economico ed occupazionale del Paese si lega alle grandi opere. Eppure, ancora nell’ottobre 2012, all’inizio della sua campagna da candidato segretario del PD, Renzi diceva che “continuano a parlare dello Stretto di Messina, ma io dico che gli otto miliardi li dessero alle scuole per la realizzazione di nuovi edifici e per renderle più moderne e sicure”.

Berlusconi-Mosè divide le acque

Referendum. L’annuncio sul ponte dello Stretto risponde perfettamente e si avvicina più di ogni altra cosa all’idea di dinamismo che Renzi cerca di far passare in vista del voto referendario. Più che sui contenuti della riforma costituzionale, è attorno a questo tasto che vincerà o perderà. Al Renzi tanto riformatore quanto minaccioso del “se perdo vado a casa”, subentra il Presidente operaio. Allo stop messo dalla sindaca grillina di Roma alle Olimpiadi, il Premier risponde con il ponte. La Costituzione non è il tema vero della campagna e tutto si sposta in direzione di una sola domanda implicita, non scritta sulla scheda: volete o non volete un governo del fare?

Beppe Grillo mentre attraversa a nuoto lo stretto di Messina nel 2012. Foto da Flickr/ pasere
Beppe Grillo mentre attraversa a nuoto lo stretto di Messina nel 2012. Foto da Flickr/ pasere

Isolamento a sinistra. Rispetto a quest’area, interna ed esterna al PD, la mossa di Renzi rappresenta uno strappo ulteriore. Il ponte è destinato a separare sempre di più le parti e a marcare ancor di più una cesura col passato, se si pensa alla stagione di governo prodiano che fermò l’opera e a quell’idea di centrosinistra che qualcuno, tra le minoranze del partito, cerca ancora di testimoniare. Contemporaneamente, il blocco renziano stringe sul centrodestra. Accontenta l’Ncd di Alfano, che meno di un anno fa fece approvare alla Camera una mozione favorevole al Ponte di Messina. Ma soprattutto, con il referendum alle porte e nella prospettiva delle prossime Politiche, ritenta un’operazione che finora non è andata a buon fine. Ovvero conquistare in modo significativo il consenso degli elettori del centrodestra, attualmente allo sbando. In fin dei conti, Berlusconi ormai ottuagenario, cosa c’è di meglio di una grande opera per far respirare l’aria da grandeur del Cavaliere?

IL PONTE SULLO STRETTO

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