RANKIN – F*CK Y*U: intervista al fotografo

Quando mi hanno proposto di partecipare all’anteprima della presentazione del nuovo libro di Rankin, F*CK Y*U, alla “Galleria Sozzani” in Corso Como 10 a Milano e potergli rivolgere qualche domanda, ho letteralmente sussultato sulla sedia.

Per chi non lo conoscesse, il britannico John Rankin Waddell è un fotografo, editore, regista e attivo sostenitore di molte cause umanitarie.
Le sue opere, svariate e variegate, si alternano principalmente fra servizi di moda e ritratti di personaggi celebri, tutte comunque unite da una sottile e complicata logica creativa.
Si è occupato, con altrettanto successo, anche di editoria. Prima fondando, nel 1992, la rivista “Dazed & Confused”, un significativo punto di riferimento per gli addetti ai lavori nel mondo delle arti e della cultura più di tendenza e poi pubblicando oltre 42 libri fotografici.
Mai sazio, Rankin è infine regista di spot commerciali per importanti aziende e di video-clip per alcuni dei nomi più noti del panorama musicale oltre ad aver diretto e prodotto un grande numero di sceneggiati.

Esposta la sua molteplicità artistica però, vorrei concentrarmi nel raccontarvi il Rankin fotografo e ritrattista, la nobile arte da cui è partita la sua carriera e per cui può essere definito, senza troppa presunzione, un maestro.

Questo poliedrico artista, tipico nell’aspetto e nell’accento del nord dell’ Inghilterra, ma con un innato senso dell’umorismo e un approccio alla fotografia intimo e scanzonato, è divenuto un marchio di fabbrica a partire dagli anni ’90, lavorando a stretto contatto con gruppi musicali, artisti, politici e top model di fama internazionale. Ed è proprio per gli anni passati a contatto con queste personalità forti che ha senza dubbio raggiunto la capacità di saper portare alla luce emozioni e sentimenti di persone apparentemente tanto imperturbabili. Ciò hanno fatto di Rankin uno dei più grandi fotografi attualmente in circolazione. Caratterizzati da un approccio creativo e impavido, i suoi ritratti, personali o commerciali che siano, riescono sempre a mettere in rilievo l’onestà intellettuale e la passione dell’artista per tutti gli aspetti della cultura moderna ed esaltano, per la fortuna del nostro intelletto, connessione e sincera collaborazione fra fotografo e soggetto ritratto, spesso e volentieri uno fra gli inarrivabili idoli dei nostri sogni.

Nello specifico, con la raccolta fotografica F*CK Y*U, l’artista ha deciso di concentrare la propria attenzione sul gesto del “dito medio alzato”, manifestato irrisoriamente anche in copertina e considerato sì come un gesto oramai entrato nella cultura popolare ed inteso ad offendere ed insultare qualcuno, ma elevato da Rankin ad analisi del linguaggio del corpo umano e dei contesti storici ad esso legati.

Noto per la sua ironia e il sarcasmo, Rankin ha ricevuto, negli anni, la sua buona dose di insulti e non sono mancate le celebrità che gli hanno mostrato il “dito medio” durante le sessioni fotografiche.
Accortosi della potenzialità del materiale a disposizione, ha iniziato a spulciare i suoi archivi alla ricerca di immagini simili fino a giungere ad accumulare una ricca serie di personaggi celebri (Eva Green, Damian Lewis, Cheryl, Katy Perry, Robert Downey Jr., Gillian Anderson, Diana Athill, Juno Temple, Nicholas Hoult, The Rolling Stones, Harmony Korine, Terence Conran e Paolo Nutini). Tutti accomunati dall’offensiva posa con il “dito medio” in bella vista. Da qui la nascita del suo progetto, definito impeccabilmente da Irvine Welsh come “la perfetta espressione dello spirito dell’artista, al contempo giocoso e ironico.”

Ecco allora di seguito alcune brevi domande che hanno voluto sorprenderlo, impadronendomi del suo stile nel rivolgergliele come intervistatore, ma a cui ha risposto, sorprendentemente, con impeccabile professionalità e partecipazione.

Oltre che essere una professione, che valore ha la fotografia nella sua vita ?

E’ proprio la fotografia ad essere la mia vita. E’ la mia notte, il mio giorno, il mio sogno. Non posso immaginare cosa sarebbe la mia esistenza senza la fotografia: mi fa essere felice, mi fa arrabbiare, mi fa alzare la mattina e restare alzato fino tardi la notte.

Dalla sua biografia leggo che ama definirsi “un ritrattista con un particolare occhio per la moda”. Farebbe mai il corrispondente (fotografo) di guerra ?

A dir la verità, all’inizio della mia carriera, per i primi tre anni, la volontà era quella di essere un documentarista o addirittura un foto-reporter, più che un fotografo di guerra, ma non ci è voluto molto perché capissi che non era la mia strada e, spinto sia da mio padre che mi ha sempre consigliato di fare quello che più mi appassionava sia da una conscia paura di certe situazioni, mi sono concentrato sulla mia vera passione: le persone ed i corpi.
Fin da ragazzino mi è sempre piaciuto indagare l’animo umano ed avere un confronto con la gente. Credo che chiunque debba fare quello in cui riesce meglio e parlare con le persone, cercare di coglierne i lati più intimi attraverso la fotografia, mi è facile. Nonostante abbia investito tempo e danaro in progetti e documentari diversi per genere, quello che so fare e che continuerò a fare in futuro è quello che si vede nelle mie opere.

Per ottenere una fotografia che la soddisfa, quanti scatti le occorrono in media ?

(E’ divertito) A questo punto della mia carriera e con l’esperienza data da anni di lavoro, probabilmente riesco ad ottenere l’immagine che voglio con una decina di scatti, ma da ragazzo, alle prime armi, ne scattavo centinaia. Mi è più facile, ora, “far uscire” dal personaggio che è di fronte alla macchina fotografica le emozioni e le sensazioni che voglio catturare, quando invece, agli esordi, avevo meno confidenza e sicurezza e questo processo richiedeva ovviamente più tempo.

Con l’avvento di Instagram ed in generale dei social network e di tutte quelle applicazioni che aiutano il ritocco fotografico, siamo tutti potenzialmente dei buoni fotografi ?

No. Personalmente sono iscritto a molti di questi social e seguo diverse persone che pubblicano fotografie ma ritengo che il 98% delle fotografie siano orride (n.d.r. Rankin ha usato un termine molto più volgare per definirle). Certo, mi fa piacere che le persone abbiano trovato mezzi sempre più semplici ed accessibili per poter manifestare la creatività e sono contento che la tecnologia avvicini sempre più appassionati a questa forme d’arte, ma una buona fotografia rimane sempre una buona fotografia.

Un brutto soggetto, sia esso una persona od un oggetto, se immortalato dal giusto fotografo e con i dovuti accorgimenti, diviene necessariamente bello ?

Personalmente non ho mai avuto questo dubbio perché vedo la bellezza in ogni cosa, vedo la bellezza anche nel “brutto”. In particolare, per la raccolta F*CK Y*U, l’imperfezione ed i difetti dei personaggi fotografati hanno addirittura contribuito a rendere ogni scatto unico, personale ed intenso, come ho sempre voluto che fossero. Ognuno ha qualcosa di bello e sta all’artista saperlo cogliere, rappresentare, comunicare.

Secondo lei, cosa diventerà la fotografia ? Come si sta evolvendo?

Non arriveremo mai ad un punto fermo o ad un traguardo perché la fotografia e più in generale “l’immagine” è in continua evoluzione. Di sicuro il video, inteso come immagine ed espressione visiva in movimento, o almeno il mix fra le due cose, diventerà sempre più importante ed è quello su cui anche io sto investendo tempo. D’altro canto è anche vero, come dicevamo prima, che con Instagram e tutti i mezzi tecnologici che la gente comune ha a disposizione al giorno d’oggi (telefonini, videocamere, software per la gestione delle immagini ecc. ecc…) la fotografia sta diventando più fenomeno di massa e forse è proprio questa l’evoluzione più evidente. Quando dissi ai miei che volevo fare il fotografo si misero a ridere e manifestarono subito la preoccupazione per un futuro incerto. Oggi invece la fotografia è considerata una carriera affascinante e possibilmente anche lucrosa e questo è un cambiamento epocale, massivo. Certo, i futuri grandi fotografi arriveranno da chi utilizza questi strumenti innovativi ma l’evoluzione riguarda gli strumenti, non la capacità, la bravura, il gusto.

Thank you Mr. Rankin per la piacevole chiacchierata, per l’intervista e F*CK Y*U !

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