Montréal una Panoramica Culturale

Conosciuta per i suoi Festival di importanza mondiale, Montréal svela un panorama contemporaneo tra influenze europee, avanguardie digitali e riappropriazione di spazi. Nonostante il lungo inverno, Montréal è sinonimo di vita all’aria aperta, cultura, attivazione e riappropriazione di spazi.

Il Quartier des Spéctacles ospita numerosi Festival in continua rotazione per tutto il periodo estivo e invernale. Perno il Festival Internazionale del Jazz, noto a livello mondiale per la sua alta qualità e offerta esclusiva. Lì a Place des Arts, nel cuore del Quartier des Spectacles, a pochi passi dai palchi musicali e dalle bancarelle di cibo multietnico o “trackfood” primeggia il MAC, Museo d’arte Contemporanea che da più di cinquanta anni presenta artisti locali e internazionali. Dopo Liz Magor e il duo americano Lizzie Fitch/Ryan Trecartin con l’installazione Priority Innfield, presentae quest’estate, il museo ha aperto la stagione autunnale con Le Grand Balcon, l’edizione 2016 della Biennale di Montréal.

Non lontano da Place des Arts, situato al numero 372 di rue Sainte-Catherine Ouest, una delle vie più trafficate di Montréal, in piena Downtown, troviamo il Belgo building, un edificio a quattro piani che al suo interno ospita più di trenta gallerie d’arte e danza contemporanea, workshop, studi di joga. Sarà per la sua entrata discreta e quasi invisibile, tra fast food, negozi di souvenir e vestiti, che questa realtà dinamica, nata negli anni ’80, rimane ancora oggi poco conosciuta perfino dagli stessi montrealesi.

L’edificio, nato nel 1912 come negozio adibito ad articoli di lusso, Scroggie, e poi d’abbigliamento, Allys, fu poi abbandonato per anni e spontaneamente occupato a partire dagli anni ’80 da alcuni artisti, spesso studenti della Concordia University, che per pochi soldi potevano affittarlo e adibirlo a studi o a spazio espositivo. Pochi documenti sono reperibili ed è possibile ricostruire la cronologia del luogo dalle persone stesse che lo hanno vissuto, come l’artista Gordon Clark, uno dei primi a passarci quarant’anni fa. Oggi è un posto ambito e vi è una lunga lista d’attesa per affittare una sala.

Sempre in tema contemporaneo ma questa volta scendiamo in direzione dell’Old Port, un’area che si estende per due km lungo il fiume St.Lawrence nata nel ‘600 per ospitare le attività commerciali e portuali francesi. Una volta decadute queste attività la zona fu interamente riqualificata nei primi anni ’90 e vi si trova una vivace lista di gallerie. Tra queste, l’organizzazione no- profit DHC / ART e il vicino Phi Center ospitano una ricca gamma di eventi e di mostre di arte contemporanea di alta qualità ad entrata gratuita. Al DHC/ART dopo la prima retrospettiva dell’artista americana Joan Jonas presentata quest’estate è possibile visitare Björk Digital, un evento tutto digitale ideato con la cantante islandese. In concomitanza con la mostra, DHC / ART presenta una serie di spettacoli, proiezioni e dibattiti, artisti del calibro della performer Simone Forti.

Montréal si distacca dal vecchio continente per essere avanguardia di ricerca nel campo del mondo digitale. Non a caso il Canada è leader nella sperimentazione e produzione dei video games e delle piattaforme interattive/multimediali. La città promuove l’incontro tra linguaggi differenti, la creatività e la tecnologia, incoraggiando anche artisti emergenti. Ad ogni primavera si svolge Montreal Digital Spring per continuare con l’estate con Elektra, Biennale internationale d’art numérique. Il programma comprende proiezioni pubbliche, installazioni, spazi interattivi, musica elettronica, proiezioni 3D e molto altro.

In quest’ottica si inserisce anche la programmazione ospitata all’Arsenal Contemporary, ex cantiere navale del 19 sec impiegato per produrre battelli a vapore per un secolo e riqualificato in spazio espositivo. Tra le sue pareti industriali è oggi presentato un giovanissimo artista digitale, Jon Rafman (1981, Montréal) presentato quest’anno anche a Manifesta 11, Zurigo. L’artista esplora le sottoculture del mondo digitale con installazioni video. In penombra un labirinto popolato da sculture semiumane, al cui centro è possibile sperimentare la realtà virtuale indossando appositi occhiali Oculus Rift: lo spettatore è trasportato in una dimensione fantastica così ben costruita e sensorilamente percepibile da risultare reale.
Ogni sabato mattina l’Arsenale si trasforma e ospita nei suoi spazi lezioni di Joga. Polivalenza e rinnovamento sono due capisaldi di molti quartieri di Montréal, soprattutto di quelli meno frequentati dai circuiti turistici e dai festival ufficiali ormai consolidati.

Ai piedi del lungo ponte Jacques-Cartier sulla riva del fiume Snt. Lawrence, nei pressi del noto Villaggio gay, ogni estate ha luogo un progetto cittadino, Le Village au Pied di Courant, di cui fanno parte numerose associazioni e collettivi con l’obiettivo di riattivare una grande porzione di spazio altrimenti abbandonato. Attività ad entrata gratuita, mercati a km 0, workshop, cineforum e concerti si svolgono da Giugno fino a Settembre inoltrato.

L’asse vitale della città si sta spostando dal Plateau, noto per il suo ambiente bohémienne e per la sua vita artistica molto attiva fino a qualche decennio fa, ad altre aree nel south West side di recente costruzione come quella di Saint Henri (tappa obbligata alla galleria Parisian Laundry, ex industria riconvertita in spazio espositivo) e quella che costeggia il Canal Lachine, un’immensa area ex industriale totalmente riqualificata in parco, pista ciclabile e zone polifunzionali. Sugli ex piloni di una fabbrica è possibile fare dell’arrampicata su un percorso attrezzato, mentre un’altro edificio è stato trasformato in palestra di pallavolo con inclusa la sabbia e le palme. Non manca un progetto della Concordia University che disegna un percorso storico all’aperto che si snoda per km sull’ex passato industriale con pannelli informativi e audioguida scaricabile gratuitamente con un’app.

Sempre poco lontano del Village au Pied di Courant, tra Rue Berri e Saint-Hubert, un esperimento simile è ripetuto al Jardin Gamelin, una struttura effimera firmata dallo studio Pépinière & co., che trasforma l’intera area, nota per essere una tra le più degradate della città, con un vivace programma pensato per creare una comunità cittadina. Oltre ai concerti musicali e alle attività culturali, è presente anche un progetto didattico sui giardini urbani.

Città verde per eccellenza, Montréal è fiera di promuovere l’agricoltura urbana e i giardini comunitari. Il progetto green, nato nel 1975, si ispira ai casi di successo sperimentati a New York, Vancouver o Boston.
Spazi abbandonati o di passaggio o poco utilizzati diventano orti verdi coltivati ed utilizzati da chiunque voglia partecipare. Ogni quartiere ne possiede più di uno, in tutto si contano 97 giardini comunitari. Alcuni giardini sono coltivati sui tetti, altri sperimentano l’idroponica . L’idea di base molto semplice parte dal concetto di partecipazione, resilienza ed ecologia. Nuove vie sono possibili.

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