MISTRESS AMERICA: LA RECENSIONE

Genuinità ed efficace capacità comunicativa sono gli ingredienti base di questa brillante screwball comedy contemporanea. Configurata in una New York “reale”, discostandosi dunque da quella visione sempre più o meno “patinata” della Big Apple che siamo abituati cinematograficamente ad assimilare, Mistress America rappresenta un’originale sceneggiatura al femminile, incentrata infatti sull’evolversi dell’amicizia tra due giovani donne.

Tracy è una ragazza di fresca immatricolazione universitaria. Il suo trasferimento nella metropoli, ad un primo tempo traumatico, diventa occasione per fare la conoscenza di Brooke, eccentrica e bizzarra futura sorellastra. La madre di Tracy è infatti in procinto di maritare il padre di quest’ultima.

Tramite Brooke, Tracy inizia a conoscere un lato di New York fino ad ora sconosciuto benché sognato. Partendo proprio dall’affollata e magica Time Square, cuore pulsante di Manhattan, ha inizio questo eccentrico viaggio esplorativo nell’indiscussa realtà metropolitana più affascinante al mondo.

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La nascente amicizia e la forte intesa che via via si vanno consolidare con l’evolversi degli eventi, si articolano in una ininterrotta sequenza di eventi e vere e proprie avventure, delle quali le inconcludenti idee confusionarie di Brooke ne fanno da scordinato timone, in circostanze molto bizzarre, così come i personaggi “alleniani” che vi vengono progressivamente coinvolti.

A ruotare infatti attorno le figure delle due protagoniste, entrano in scena Tony, giovane compagno di università di Tracy, perennemente “scortato” dalla gelosa fidanzata Nicolette e l’ex migliore amica d’infanzia di Brooke, Mamie Claire, rea dell’averle “rubato” le sue idee vincenti, il ricco fidanzato Dylan (e la coppia di gatti!!).

La cura dei dettagli e la resa finale dell’immagine del film, rispecchiano l’atmosfera ed i colori della narrazione, affidata alla stesura di Tracy stessa, la quale si rivelerà infine come inattendibile cronista dei fatti che ruotano attorno all’eccentrica figura dell’acquisita sorellastra.

“Essere un barlume di speranza per le altre persone è un ruolo da solitari” (cit. dal film)

Dalla diretta collaborazione tra l’acclamato ed indipendente filmaker Noah Baumbach e l’attrice Greta Gerwig, che inoltre qui ricopre il ruolo di Brooke, ne esce un’imprevedibile commedia che permea di quella folle mondanità che sembra mantenere in precario equilibrio il sottile velo che separa la realtà dall’assurdo, donandoci uno dei più squisiti e meglio orchestrati film del genere della stagione.

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