Iscritti PD nel Cda di una partecipata del Comune di Venezia: una questione di coerenza politica.

La nomina di due iscritti del PD nel Cda (di soli 3 componenti) di una società partecipata al 99,52% dal Comune di Venezia, è compatibile con una rigorosa opposizione dei democratici all’amministrazione fucsia guidata da Luigi Brugnaro?

La domanda è ispirata dalla composizione del Consiglio d’amministrazione di Ive Srl, fresco di nomina: oltre alla neo presidente, l’imprenditrice Agnese Lunardelli, fanno il loro ingresso Tommaso Santini, iscritto PD di Carpenedo e già amministratore delegato di Vega, e l’architetto Silvio Milanese, tesserato PD a Mestre centro e già amministratore unico della stessa Ive.

Ive è una società che si occupa di social housing ‘con l’obiettivo di creare un migliaio di alloggi da immettere sul mercato a canone calmierato’, di recupero di edifici e di trasformazione delle aree industriali di Porto Marghera. Ambiti e questioni di indiscutibile rilievo, dunque, nelle politiche di questo territorio.

Dando per acquisito che Santini e Milanese (quest’ultimo a compenso zero, in quanto già in pensione. Tra i progetti firmati dallo studio Milanese & Modena si ricorda anche quello della Nave de Vero e del grattacielo che potrebbe sorgervi accanto. Ovvero il Venus Venis, altro gigante dall’anima commerciale, oggetto di forti contestazioni) abbiano tutte le credenziali e la competenza per aver ottenuto quelle nomine, resta però aperta la questione politica.

Esiste una linea politica, di metodo, del PD veneziano riguardo l’assunzione di ruoli da parte di propri tesserati all’interno della galassia amministrativa di Brugnaro?
Ed esiste una coerenza tra questi due nominati con tessera PD ed un PD che proprio sulle nomine ha aperto ripetutamente un fronte di contestazione? In altri termini: si può fare un’opposizione credibile e coerente anche ammettendo forme di co-gestione con l’amministrazione politicamente avversa?

Subito dopo le elezioni del 2015 esplose furibonda la polemica sulle frange del PD che avrebbero tradito Casson, favorendo più o meno direttamente l’ascesa di Brugnaro.
Se l’opposizione radicale e cieca ha i suoi limiti nel portare frutti significativi, questa vicenda però rende e rafforza di nuovo l’idea che esista nel PD un ventre molle che nessuno vuole o ha la forza di controllare e che continua a procedere per conto suo.
Minando così ogni sforzo di seria opposizione.

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